la mia storia
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Appena laureato cominciai a lavorare come anestesista - rianimatore nell’ospedale S. Chiara di Pisa, dove, constatando gli effetti negativi degli anestetici e dei farmaci allora usati per combattere il dolore, mi chiesi se non esistessero anche nel corpo umano dei sistemi di autoregolazione centrali | |
(cervello) stimolabili dalla periferia (cute, muscoli,ecc.). |
Era la fine degli anni ’60 e la Cina cominciava ad affacciarsi al mondo moderno.
Gli anestesisti occidentali vennero a sapere che fin dal 1957 in Cina venivano utilizzate strane tecniche di “Agopuntura” per eseguire le anestesie chirurgiche e qualcuno (influenzato anche dal movimento culturale e studentesco del ’68) andò a vedere e divulgò questa tecnica nel mondo medico occidentale.
La
prima volta che
assistei ad un trattamento di Agopuntura (si trattava di
alleviare il
“dolore dell’arto fantasma” in un uomo)
ne rimasi deluso e fui
scettico; tuttavia il paziente migliorò.
Così iniziai anch’io ad usare l’Agopuntura per ridurre il dolore, malgrado le scarsissime informazioni ricevute: non esistevano ancora testi divulgativi, tantomeno scientifici, in lingue occidentali, ma solo qualche rara pubblicazione francese (tradotta dal vietnamita). | ![]() |
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All’epoca, malgrado i numerosi successi terapeutici, consideravo l’Agopuntura poco più di un gioco per stupire gli amici e i colleghi. |
Poi arrivarono le prime conferme scientifiche e tutto cambiò. Compresi così che mi trovavo di fronte ad una tecnica efficace, esente dagli effetti collaterali dei farmaci, utilizzabile con ottimi risultati anche in tante patologie non dolorose, da affiancare ad altre tecniche mediche altrettanto efficaci. Per questo ho continuato ad utilizzarla durante la mia carriera professionale di anestesista e rianimatore, cercando sempre di valutarne gli aspetti scientifici.
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